Il prossimo 23 gennaio celebreremo la “Domenica della Parola di Dio”.Questa giornata è stata voluta da Papa Francesco a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia “per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo”. Già il Concilio Vaticano II, con la Costituzione dogmatica Dei Verbum, aveva dato cittadinanza alla Parola nella vita della Chiesa e dei singoli fedeli. Non possiamo poi dimenticare tutto il magistero del Cardinal Martini improntato proprio sulla riscoperta della Parola di Dio, basti ricordare la lettera pastorale “In principio la Parola” (anno pastorale 1981-82) e la proposta della Scuola della Parola per tutta la Diocesi. Anche Benedetto XVI ebbe a cuore la Parola e convocò nel 2008 un’Assemblea del Sinodo dei Vescovi sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, in seguito alla quale pubblicò l’Esortazione Apostolica “Verbum Domini”. Questo documento è importante perché per la prima volta nel magistero pontificio si parla della “sacramentalità della Parola”.
Nonostante tutti questi interventi del Magistero dobbiamo sinceramente ammettere che la Parola di Dio per molti cristiani è ancora la Cenerentola della vita spirituale. Ne è prova la scarsa partecipazione alla Lectio Divina organizzata ogni anno dalla Comunità Pastorale. Allora la Domenica della Parola di Dio, celebrata ogni anno, può diventare il trampolino per fare della Parola il nostro nutrimento, insieme al Pane eucaristico.
Per mostrare che la Parola di Dio è nutrimento per la nostra vita, alle Messe di Domenica 23 gennaio porteremo in processione l’evangeliario e lo posizioneremo al centro dell’altare: “come il pane e il vino eucaristici sono presi dall’altare perché i fedeli si nutrano del corpo di Cristo, così anche il Vangelo è preso dall’altare affinché i fedeli si nutrano della Parola di Cristo”. (G. Boselli)
Sempre a proposito di questo gesto di intronizzazione della Parola scrive ancora Goffredo Boselli, monaco di Bose: