Carissimi amici,
vi saluto affettuosamente e ancora una volta vi scrivo per permettervi di scorgere alcuni frammenti di vita cubana… mi rendo conto che è praticamente impossibile comunicare un mondo “altro”, soprattutto in questi tempi in cui si stanno vivendo fatiche e difficoltà, sia legate alla vita quotidiana che al regime; ma almeno mi piacerebbe che questi brevi fatti potessero aiutarci a pensare e a ringraziare per ciò che abbiamo e siamo, sentendoci nel contempo vicini alle tante persone nel mondo per cui la gestione della quotidianità è sempre un percorso ad ostacoli. Per me, operare in un contesto oggettivamente difficile, fa crescere la consapevolezza che chi accompagna veramente la storia sia il Signore Gesù, colui che sempre cammina con noi.
In un giorno tutto può cambiare. Pochi giorni fa gli USA hanno approvato una nuova legge sull’immigrazione da Cuba. Fino ad ora bastava arrivare nel territorio americano in qualsiasi modo e consegnarsi alla polizia per avere diritto alla cittadinanza1: per questo si viaggiava attraverso gli stati dell’America Centrale fino al confine col Messico, oppure si attraversava con mezzi di fortuna il mare da l’Havana fino a Miami (o meglio Key West). Ora per aver diritto alla cittadinanza occorre un cittadino americano che faccia da patrocinatore (che risponda civilmente ed economicamente al posto del cubano) e si può viaggiare direttamente in aereo da Cuba. Per chi parte ora la situazione è decisamente migliorata ed evita di cadere in mano ai personaggi senza scrupoli delle tratte umane. Per chi è a metà del viaggio la situazione si complica notevolmente: non possono entrare negli Stati Uniti se non trovano un patrocinatore e non possono tornare indietro (o almeno non vogliono farlo). Siamo vicini all’apprensione e alla preoccupazione di molte famiglie.
Se togli Dio, l’uomo si trasforma in una bestia. L’esperienza di questi anni nella terra cubana mi sta sempre più convincendo che ciò che i rende veramente umani sia il fatto che siamo abitati dalla presenza di Dio. Se rifiutiamo questa presenza richiamo di dis-umanizzarci. I tanti fatti della vita quotidiana sono testimonianze evidenti che il materialismo depreda la nostra umanità di un elemento fondamentale: lo spirito. Se siamo solo materia, rischiamo che tutto è fattibile, purché ne traiamo vantaggio. Anni fa avevo letto un interessante libro di Maxence Van Der Meersch, Corpi e anime, che iniziava con una grottesca scena in cui un gruppo di studenti di medicina nel laboratorio di patologia giocava e scherzava lanciandosi pezzi di organi interni dei defunti che venivano vivisezionati. Se siamo solo materia, tutto è possibile! Questa scena mi è sovvenuta di fronte a una notizia (naturalmente non ufficiale, perché qui la cronaca si riduce ai successi della Revolución) di qualche giorno fa: l’arresto di un gruppo di persone che lavoravano in un ospedale e al forno crematorio di Santiago, perché rubavano gli organi interni dei defunti per rivenderli come carne in città. Mi ha scioccato sia la notizia che la reazione della gente, quasi a dire: “siamo in una situazione difficile e non ci si può stupire più di niente”.
1 È la legge del “pie seco o pie mojado”: se il cubano viene intercettato in mare (pie mojado) viene rimandato a Cuba, mentre se si consegna alla polizia in territorio americano (pie seco) può essere accolto e iniziare il percorso per ottenere la cittadinanza
Il Natale. In parrocchia e nelle comunità rurali abbiamo celebrato il Natale la festa de los Reyes, ossia l’Epifania. Celebrazioni semplici, senza troppi fronzoli, ma capaci di condurci all’essenziale, ovvero la presenza di Dio in mezzo a noi: il messia e Signore del mondo in un bimbo in una mangiatoia avvolto in fasce. Qui manca tutta la “magia” del Natale: la neve, le luminarie, i simboli esteriori, il clima di attesa, il calendario dell’Avvento… Spesso manca anche la consapevolezza di cosa sia il Natale: per molti semplicemente un giorno festivo. Ma per i cristiani cattolici, questa forzata sobrietà, aiuta a concentrarsi sull’essenziale, su ciò che conta davvero.
Riprendono ora le attività ordinarie. Il primo giorno dell’anno abbiamo benedetto il Vangelo quotidiano che poi abbiamo distribuito, perché la gente possa pregare ogni giorno con il brano del Vangelo della liturgia… piccoli segni che aiutano a camminare. Sono molte le persone che quotidianamente leggono e riflettono la Parola di Dio in un clima di preghiera.
Domenica 22 gennaio abbiamo celebrato la Domenica della Parola di Dio, mediante alcuni semplici gesti che ci aiutano a mettere al centro la Parola di Dio e a prendere consapevolezza che la “Parola si è fatta carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).
Domenica 29 (oggi) gennaio ci sono state le prime Confessioni di un gruppetto di ragazzini. Anche in alcuni pueblos ci stiamo preparando alla prima Confessione e alla prima Comunione.
La pastorale nei villaggi. La nostra parrocchia ha ben 17 comunità rurali (oltre alle 15 orbane e ai 4 luoghi della catechesi dei ragazzi). Si tratta di un discreto sforzo missionario, per sostenere un cammino in luoghi non facilmente raggiungibili e per garantire una presenza che aiuti a incontrare il Signore Gesù, soprattutto in questi tempi di continua emigrazione. Ogni comunità ha una storia a sé: abbiamo comunità dove i bambini appena finiscono la scuola vengono direttamente per la catechesi, altre dove andiamo sabato o domenica; alcune comunità dove i bambini arrivano da soli e altre in cui occorre fare il giro per chiamarli. Praticamente nessuno ha alle spalle una famiglia cristiana e quindi il nostro grande sforzo è seminare, cercando di creare le condizioni perché il cuore possa accogliere il buon seme.
25 anni dalla visita di papa Giovanni Paolo II. Come già accennavo nella scorsa lettera, ricordiamo in questi giorni i 25 anni dalla storica visita di papa Giovanni Paolo II. Non fu una semplice visita, ma segnò un’epoca: il passaggio dall’ateismo di stato al rinascere di comunità cristiane; la presa di coscienza della Chiesa del suo ruolo e che nel cuore della gente era rimasto il desiderio di Dio; la venuta di un papa che arrivava da un paese comunista e il cui ruolo fu importante per un cambio in un paese ancora comunista e con un regime forte. I mesi precedenti alla visita furono mesi di intenso laborío diplomatico, che permise la scarcerazione di molti prigionieri politici. La gente ricorda come alla fine lo Stato mobilitò le masse (a volte caricandole più o meno volontariamente su pullman che riempissero le piazze) per mostrare che Cuba accoglieva il papa (naturalmente ci fu moltissima seguridad dello stato infiltrata).
In questi giorni il card. Stella, che in quel tempo era Nunzio Apostolico, è in visita a Cuba, per mandato di papa Francesco, per ripercorrere le tappe di tale visita storica e infondere nuovo coraggio nel cammino della chiesa. In particolare domenica 5 febbraio incontrerà a Santiago tutti i catechisti della nostra diocesi. Già ci stiamo preparando per quell’incontro meditando le parole dei discorsi della visita del papa di 25 anni fa, ma ancora molto attuali.
Un caloroso saluto e un forte abbraccio a tutti.
Che il Signore sempre vi benedica!
Con affetto,
padre Marco