Nell’ultimo capitolo dell’Enciclica “Fratelli tutti” (Le Religioni al servizio della fraternità nel mondo), Papa Francesco scrive:
“Le diverse religioni, a partire dal riconoscimento del valore di ogni persona umana come creatura chiamata ad essere figlio o figlia di Dio, offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società. Il dia-logo tra persone di religioni differenti non si fa solamente per diplomazia, cortesia o tolleranza.”
E di dialogo fra fedi diverse parla lo spettacolo che i gruppi missionari del Decanato propongono per questa Quaresima: “Pierre e Mohamed, un cristiano e un musulmano amici. Fino alla fine”. (Giovedì 10 marzo ore 21.00 presso il TeatrOreno, per info: PIERRE E MOHAMED – Spettacolo Teatrale) Protagonista di questo spettacolo è l’amicizia tra mons. Pierre Claverie, Vescovo di Orano, e il suo autista musulmano Mohamed Bouchikhi, entrambi uccisi in Algeria il 1° agosto 1996 in un attentato terroristico islamista. Un’amicizia in grado di vincere, spiritualmente, anche la morte.
Ma perché uno spettacolo in Quaresima? Cosa ci insegna? Il senso di questa proposta lo possiamo trovare in una frase di mons. Pierre:
“Scoprire l’altro, vivere con l’altro, ascoltare l’altro, lasciarsi anche plasmare dall’altro: tutto questo non significa perdere la propria identità, rinnegare i propri valori; vuol dire, piuttosto, concepire un’umanità plurale, non esclusiva”.
La Quaresima può essere per tutti noi il tempo opportuno per convertirci ad una nuova visione dell’altro; abbattere i nostri pregiudizi e confini per conoscere l’altro, andare incontro all’altro senza discriminazioni ma con la certezza che da ciascuno abbiamo qualcosa da imparare perché ognuno è portatore sano di ricchezza. E poi la morte di questi due amici, Pierre e Mohamed, ci ricorda che la vita donata per amore è più forte anche della morte. Questa è la Pasqua: l’amore vince l’odio!
Un altro appuntamento importante di questa Quaresima è il 24 marzo, giornata di preghiera per i missionari martiri. In questo giorno che ricorda l’assassinio di mons. Oscar Romero, la Chiesa ci invita a non dimenticare i cristiani perseguitati e a pregare per i missionari che danno la vita per amore del Vangelo e di Gesù (nel 2021 sono stati 22 i missionari uccisi). Lo slogan scelto per quest’anno è “Voce del Verbo”. È la voce di Gesù che ancora oggi grida forte il suo amore per ogni uomo e donna senza distinzioni: un amore che perdona le nostre infedeltà e continuamente ci rimette in gioco, un amore che fa rifiorire le nostre vite e ci dona la vita in abbondanza. Ma è anche la voce di Gesù che rompe il silenzio sulle ingiustizie di questo mondo. Pensiamo ad esempio ai conflitti armati, alle persecuzioni, alla criminalità, al terrorismo, ai migranti morti nel Mar Mediterraneo o sulla rotta balcanica nell’assoluta indifferenza di molti. Nel silenzio assordante del nostro disinteresse la voce di Gesù ci riporta alla domanda “Dov’è tuo fratello?” è la voce che distrugge il tempio del male per edificare quello dell’uguaglianza e della libertà dei figli di Dio. È infine la voce che ci chiama alla vita perché è la voce del Risorto e del Vivente. È la voce che ci chiama ad uscire dal nostro egoismo e torpore per seguirlo perché in Lui possiamo trovare quel senso che dà pienezza al nostro vivere. È questa la meta del cammino di Quaresima: morire a sé stessi per vivere in Cristo Risorto:
“Egli vive! Occorre ricordarlo spesso, perché corriamo il rischio di prendere Gesù Cristo solo come un buon esempio del passato, come un ricordo, come qualcuno che ci ha salvato duemila anni fa. Questo non ci servirebbe a nulla, ci lascerebbe uguali a prima, non ci libererebbe. Colui che ci colma della sua grazia, Colui che ci libera, Colui che ci trasforma, Colui che ci guarisce e ci conforta è qualcuno che vive. È Cristo risorto. Se Egli vive, allora davvero potrà essere presente nella tua vita, in ogni momento, per riempirla di luce.”
Papa Francesco
don Massimo